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Poesia e Racconto di Maria Rosa Ferrara
Aggiustare mi piace
sorrisi che si rompono:
ogni viso deve avere un sorriso!
La vita è una salita infinita
con brevi pause per un sorriso.
La mia paga:
la gioia di quel sorriso!
Erano gli anni cinquanta e Luigino, come professione, faceva lo scenografo al San Carlo di Napoli, uno dei più famosi e prestigiosi teatri al mondo.
Era un uomo sulla cinquantina, alto, piuttosto mingherlino, dai capelli leggermente lunghi, biondi, già chiazzati di grigio. Aveva la barba e due baffi spioventi e d’inverno portava un cappello a cilindro e il mantello.
Come passatempo aggiustava pupi, marionette e maschere che si rompevano durante gli spettacoli, in una bottega situata nel cuore della vecchia e caratteristica Napoli.
Fu per puro caso che un giorno passò per quella stretta via, che divide a metà la città, una balia maldestra, alla quale era scappata a terra una bambola: la padroncina piangeva sempre, voleva quella bambola e nessun’altra. E siccome lo vide intento a riparare la gamba rotta di una marionetta gli chiese di riparargli la bambola.
Fu così che a Luigino venne l’idea di aprire un vero e proprio ambulatorio. Un ospedale in piena regola, quanto a servizi e attrezzature, dotato però di una particolarità: i clienti erano in ceramica, cartapesta o in plastica.
Mise davanti all’ingresso una targa bianco-rossa in ferro battuto con la scritta: Ospedale delle Bambole e ne fece un proprio e vero lavoro.
La bottega cominciò a riempirsi di vecchi giocattoli sparsi un po’ ovunque sugli scaffali, nell’attesa di essere riparati. Bambole d’epoca, con qualche pezzo mancante, ti guardavano con l’espressione triste. Le pareti si riempivano sempre più di attestati di stima, e copie di giornali ingialliti che parlavano dell’unico restauratore di pupattole in tutta la città.
Condividi con noi i tuoi ricordi dell’Ospedale delle Bambole!